Piccole storie dei felici

12. agosto 2021

de istituto e della gente meravigliosa che vive li

Il 6 febbraio –è il giorno di memoria di Santa Beata Ksenia di Pietroburgo

Tutti i santi, che assumono l’atto eroico di stoltezza in Cristo, spesso ancora durante la loro vita terrena erano venerati dal popolo, e dopo la morte la loro venerazione solo si aumentava. Fosse a causa di loro vicinanza alla gente. Ksenia di Pietroburgo è la santa, che è famosa non solo per gli ortodossi. Da lei occorrono in diversi posti del mondo, e Signore Dio, attraverso le icone di santa e l’olio, benedetto sulla sua tomba, con le preghiere fa i miracoli e le guarigioni. Con il nome di santa Ksenia è legato anche il nostro monastero. La prima chiesa in onore della beata Ksenia si trova nell istituto №3 per gli anziani e gli adulti diversamente abili, dove già più di vent’anni svolgono il loro servizio sorelle e fratelli di misericordia della comunità.

E adesso, alla vigilia della festa, ho chiesto a qualche nostre sorelle e ai nostri fratelli di ricordare qualcosa di bello, sorprendente, quello che è successo con loro nell’istituto per gli adulti.

Felici

La mia prima visita nell’istituto per gli adulti era il giorno della festa patronale — 6 febbraio. E il primo incontro con l’istituto e in qualche senso con il monastero è successo circa due anni prima di questo evento tramite il libro «Altra terra», che racconta dell’istituto e della gente meravigliosa, che vive lì. Ho letto il libro in due ore e questo tempo era l’immersione nella vita e servizio del monastero. Sarò sincera, non senza l’invidia ho pensato: «Felici».

I miracoli sono successi anche con me. Per qualcuno puo sembrare una cosa quotidiana, ma per me era molto importante e meraviglioso. Si è avvicinato da me un paziente, mi ha abbracciato (loro sono molto aperti e pietosi, hanno i cuori puri e premurosi) e ha cominciato a chiedere delle cose che non poteva sapere: di nonna mancata, la tristezza per lei vive in profondità dell’anima, della casa tempo fa bruciata, dello zio che si ubriaca. Io credevo ad ogni sua parola, detta a me. Mi stupivo, ma nello stesso tempo tutto era semplice e naturale. E molto consolante.

Africa

Viveva nell’istituto arciprete Nicolaj. Quando lui aveva ancora le forze, indossava il talare, leggeva le intenzioni e aiutava in chiesa. Tutti venivano da lui per ricevere la benedizione, e lui volentieri benediva. Ma alle sorelle di misericordia, gemelle Olga ed Elena rifiutava. Quando padre Nicolaj era ormai troppo malato e indebolito, molte sorelle venivano a trovarlo, gli portavano da mangiare, anche se padre non aveva bisogno, ma per l’ubbidienza mangiava. Sono venute da lui anche le sorelle gemelle. In quel periodo loro si laureavano e gli hanno proposto di andare in Africa a lavorare. Questa novità loro tenevano in segreto, avendo paura delle chiacchiere e delle persuasioni.

il culto e frequentato da anziani e disabili

Padre Nicolaj stava mangiando e come vecchietto qualcosa balbettava. E ad un tratto le sorelle hanno capito le parole molto chiare: «Africa…, no.., non c’è bisogno di andare in Africa…»

Tolleranza

Una sorella laica voleva molto sposarsi. Sapendo, che Santa Ksenia aiuta negli affari familiari, ha cominciato frequentare le celebrazioni liturgiche in istituto e pregare per il suo matrimonio. E la sua preghiera, probabilmente, era un urlo verso Dio. Ed ecco, una volta lei era in chiesa prima della Liturgia, si avvicina un paziente e le dice: «Ti sposi molto presto».

Sorella l’ha guardato meravigliata, essendo piena di gioia. E lui continua, mostrando la cravatta: «E lo sposo — …sarò io».

I regali di Santa Ksenia

C’èra un’altra storia. C’è una sorella di misericordia, che visita l’istituto, che si chiama Ksenia. Abitanti dell’istituto chiedono sempre di portargli lo zucchero, il tè, i dolci, le cose per disegnare e per scrivere. E lei spesso gli portava tutto il necessario. E loro raccontavano ad altre sorelle, che «Ksenia ha portato le matite, la carta, i dolci. Lei porta tutto, quello che chiediamo da lei». Lungo periodo tutti pensavano, ed anche pensano adesso, che proprio Santa Ksenia viene a trovare questi adulti bambini. Però, come dice la sorella, è proprio così, perché quasì sempre, quando abitanti dell’istituto chiedono qualcosa, lei miracolosamente riceve o i soldi, oppure quello di che hanno bisogno.

Il cielo chiaro

Alcune sorelle raccontano, che grazie alle preghiere dei pazienti di quella struttura ospitaliera si cambia anche tempo meteorologico. Aleksey, che ama cosi fortemente Katia, soffriva molto e pregava forte, perché a causa del freddo non gli permettevano uscire dai reparti. Loro non si incontravano più, e la separazione era insopportabile. E ad un tratto il tempo si cambia, il freddo va via, e appaiono i primi fiori nelle aiuole del monastero.

sorelle della misericordia

Mi ricordo un piccolo episodio, quando all’inizio della primavera dopo la Liturgia in monastero, noi, che eravamo gia stancati dell’inverno fosco, accompagnavamo i ragazzi all’istituto. Nevicava e la neve si scioglieva, sotto i piedi erano le pozzanghere. Io con agitazione ho chiesto «ai ragazzi dell’istituto» di pregare, che esce finalmente il sole. E chi potra immaginare — fra mezz’ora dalle nuvole abbiamo visto il cielo chiaro ed azzuro ed il sole primaverile.

«Non ti diamo a nessuno!»

Nina: «Una volta arrivo all’istituto tutta tormentata, dentro di me pesa la tristezza. Si celebra l’acatisto, cerco di pregare, e ad un tratto viene da me piccola Katia ed inizia ad abbracciarmi. Anch’io l’ho abbracciata, l’ho presa per la mano, e così eravamo insieme, cantavamo l’acatisto. E io sento così forte la tristezza! E ad un tratto Katia mi dice: “Noi non ti diamo a nessuno. Ti vogliamo tanto bene!”»

Santo o peccatore

Noi viviamo insieme con una sorella, che va all’istituto per gli adulti. Una volta, dopo la visita dei suoi, lei racconta una storia, che una volta è diventata la testimone della discussione fra di loro.

Uno dice ad altro: «Ecco io bevo l’acqua santa, ricevo la comunione. Allora sono un santo». Il secondo cerca di convincerlo fortemente, che loro non possono essere i santi, che loro sono i peccatori. Ma era inutile: «santo» volgeva le spalle al «peccatore», non avendo la voglia di ascoltarlo. In questo momento una sorella in chiesa leggeva le preghiere e proprio in quel momento ha detto: «Signore, abbi pietà di noi, peccatori». Ed ecco il secondo alza la testa con gioia, spinge il primo e dice: «Vedi! I peccatori siamo comunque!»

Un miracolo semplice

Ci sono tante storie affascinanti. Penso che ciascuno, che almeno una volta è venuto in istituto, può raccontare qualcosa interessante e straordinario, che è successo con lui. Ma in una cosa siamo d’accordi: non sono i pazienti che hanno bisogno di fratelli e sorelle, ma siamo noi che abbiamo bisogno di loro, per imparare la pazienza, la purezza dell’anima e l’amore. E che meraviglia, che esistiamo uno per l’altro!

06.02.2016

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