La sesta domenica dopo Pasqua si commemora l'uomo del Vangelo che è nato cieco. Mai in vita sua aveva visto la bellezza del giorno. Ma per il miracolo di Cristo, ha ottenuto la vista. Non è raro che i meno fortunati o benestanti, i disadattati o gli artisti poveri trovino Dio e imparino a vedere. Ma i più fortunati, alcuni dei quali si considerano padroni di questo mondo, non Lo trovano mai e rimangono ciechi. A volte sentiamo da queste persone: "Sono sfortunato!" o "Mi hanno fatto un pessimo affare!" Gli è mai venuto in mente che con Dio nulla è privo di significato? Senza subire una perdita, come possiamo apprezzare un guadagno? Come possiamo abbracciare la gioia senza conoscere alcun dolore?
Un'estate sono andato in campeggio con alcuni amici. Pioveva da un mese. Tutti i fiumi erano straripati. Ma all'improvviso, il sole è uscito e ha diffuso la sua luce e il suo calore sul terreno bagnato fradicio. È stato bellissimo. Ma difficilmente avremmo notato la bellezza se fosse stato chiaro tutto quel tempo. Non avremmo accolto il caldo sole se l'avessimo dato per scontato, come spesso facciamo con tante cose buone della nostra vita.
Dovremmo tutti guardarci dal prendere per certa la nostra Divina Liturgia. Al Convento di Sant'Elisabetta lo abbiamo celebrato ogni giorno. In alcuni giorni ne serviamo più di uno. Ma non dobbiamo permettere che diventi una semplice routine: avvicinarsi alla Coppa, prendere il pane e il vino e andare avanti con la nostra quotidianità. Ma prima, dobbiamo gettare via il nostro vecchio io. Dobbiamo cambiare dall'interno; dobbiamo sintonizzare i nostri cuori e le nostre menti per questo cambiamento. Non dobbiamo smettere di ricordare a noi stessi che la sua luce illumina il nostro cammino e diffonde il suo calore su di noi anche nelle ore più buie.
Ma forse la cosa più grande che dobbiamo imparare a fare correttamente è predicare Cristo, che ha vinto questo mondo e ci conduce al Suo Regno dei Cieli. Molti nel mondo - anche quelli che hanno accettato Cristo - lo avrebbero visto più come una figura laica che distribuisce premi per una buona condotta. Solo perché sono andatii da Lui e gli hanno portato le loro scuse, si aspettano che li tenga fuori dai guai per il resto della loro vita. Ma la vita in questo mondo avrà sempre dolori e tribolazioni. Solo chi semina con lacrime raccoglierà con canti di gioia.
La vita è un dono e dobbiamo usarla per costruire un rapporto autentico con Dio e il prossimo. Dobbiamo stare fuori dalla via del peccato e non allontanarci da Lui. Ha sconfitto la morte e dobbiamo ricordarlo, poiché nessuno può evitare la morte fisica. Ma la sconfitta della morte da parte di Cristo l'ha resa inesistente. Invece, possiamo aspettarci una dura transizione verso l'eternità, la prova finale della nostra fede. Confidiamo nella misericordia di nostro Signore e viviamo solo di questa fiducia. In Chiesa, puntiamo alle ricchezze in cielo, non ai beni deperibili di questa terra. Abbiamo accettato che Cristo viva con Lui per sempre. Cristo è risorto!
Omelia dell’arciprete Andrea Lemeshonok
29.05.2022